lunedì 9 febbraio 2009

Incentivi anticrisi al consumo

Merita di essere segnalata l'iniziativa del Centro studi liberali che propone un'analisi breve ed incisiva della questione relativa agli incentivi governativi al consumo di determinati beni per tentare di arginare gli effetti della crisi. Da buon liberale mi pregio di sottolineare due dettagli.
In primo luogo, emerge con chiarezza il fatto che i liberali più sono sinceri e più fanno a gara per alienarsi le simpatie del pubblico. Non che la simpatia sia necessaria per ponderare la giustezza di determinate tesi, ma visto che non si tratta di un contributo accademico, quanto piuttosto di una indicazione di policy, sarebbe opportuno creare il terreno affinchè essa possa avere effettivamente una possibilità di successo. Manca ogni riferimento, infatti, al ruolo che questi interventi possono giocare come "ammortizzatori sociali". Da un punto di vista economico (assumendo che da un punto di vista retorico i liberali ortodossi non siano disponibili a dare credito all'ipotesi) si può argomentare che in vari casi (documentati) il mercato non sconta gradualmente le informazioni, ma è soggetto, complici le aspettative, a repentine virate. Esempi del genere sono diffusi nell'ambito dei mercati finanziari, talvolta si manifestano anche in quello dell'economia reale. Cambi bruschi di passo possono generare una reazione eccessiva rispetto a quella che sarebbe necessaria per raggiungere l'equilibrio in situazioni più distese (overshooting). Questo fenomeno incide negativamente sull'efficienza del sistema economico, allo stesso modo che consumare tutto oggi e niente domani è una strategia perfettibile, in termini di efficienza, per quanto riguarda le scelte di allocazione delle risorse individuali. Un intervento pubblico potrebbe limitare gli effetti negativi della reattività esasperata svolgendo quindi un ruolo positivo. Chi scrive non presume che un ragionamento analogo sia stato esplicitamente alla base delle proposte avanzate e nemmeno che il governo sia in possesso di dati per dimostrare che i benefici del suo intervento siano superiori ai costi. Tuttavia, bene avrebbero fatto gli amici liberali a considerare questa eventualità e magari ancor meglio sarebbe stato cercare di individuare evidenza per smontare questa tesi.
In secondo luogo, mi pare che un aspetto diu questa ridda di voci non sia stata colta e sottolineata a dovere. Il susseguirsi di annunci di sgravi e contributi, in misura sempre crescente e per uno spettro di beni sempre più ampio, incide sulle aspettative degli agenti economici (consumatori in primis, ma anche produttori) inducendo come effetto immediato una contrazione dei consumi. Chi vorrebbe e potrebbe acquistare determinati beni preferisce aspettare per poterdi beneficiare degli sgravi. Più confusione si fa e meno decisamente e in maniera trasparente si agisce tanto maggiore sarà l'effetto sostituzione, dato da un mero arbitraggio intertemporale degli acquirenti. E così facendo si sminuisce l'efficacia del provvedimento (con l'analisi in termini di efficienza mutuabile dal punto precedente) incrementando la porzione di spesa pubblica destinata a non sosrtire gli effetti attesi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Piacere di trovarti (attraverso Toqueville); considerazioni ragionevoli ma che potrebbero coprire il vero problema, che , come sai bene, si riassume nelle massima Jeffersoniana per cui il miglior governo è senz'altro quello che governa meno. Ma, anche queste sono opinioni...ciao