venerdì 31 luglio 2009

Per Napolitano la prova del nove

Come giornali e tv hanno sottolineato, il Governo si è impegnato a correggere alcuni passaggi del decreto anticrisi per poter incassare il via libera del Capo dello Stato. Solo che questo quadretto bucolico da democrazia matura è stato incrinato dall'impennata del vulcanico Tremonti che pestando i piedi ha detto di non voler modificare la norma sule riserve auree della Banca d'Italia. Perchè? Perchè "l'oro appartiene al popolo". Bella frase, da caudillo sudamericano però. Perchè non si capisce che diritto abbiano gli italiani di oggi a frusciarsi delle riosorse che appartengono a un'entità mistica (culturale? storica?), il popolo appunto, che unisce in una sola entità gli italiani di ieri, di oggi e di domani. Non si capisce che razionalità economica ci sia dietro la vendita di attivi patrimoniali per finanziare spesa corrente (ciò non vuol dire che non ci possa essere, ma se ci fosse sarebbe bello esserne resi partecipi). Ma non è questo l'aspetto più importante. Quello sul quale vorrei invitarvi a riflettere è che i trattati europei hanno nel nostro ordinamento giuridico rango costituzionale. E la BCE dà pareri su quelle materie che possono intaccare l'autonomia del sistema europeo di banche centrali. E la BCE di pareri in materia ne ha già resi due, entrambi chiari nell'etichettare la norma proposta dal Governo italiano come lesiva dell'autonomia della banca centrale italiana e come tale contraria allo spirito e alla lettera dei trattati. Visto che i pareri sono stati resi noti, in italiano, giorni fa e che sono peraltro stati trasmessi direttamente anche alle autorità italiane nessun politico può dire di non sapere. Se la norma sull'oro rimane nella versione finale del decreto, il decreto conterrà una norma palesemente incostituzionale. E il Presidente della Repubblica cosa farà? Ammettiamo che da signore non si curi dello sfregio istituzionale che questo governo ha inteso arrecargli, non vorrà mica farne uno di suo alle istituzioni europee e, quel che più conta, al nostro stato di diritto. Forza Giorgio, fa qualcosa di democratico!

martedì 7 luglio 2009

Ma non ditelo a Brunetta

Che forse troppo impegnato a far le pulci al buon Tremonti (lotte tra titani dell'economia) dal ridotto della Funzione pubblica non si è accorto che il Decreto legge n.78 del 1° luglio 2009 ristabilisce le vecchie fascie orarie di reperibilità per i dipendenti della pubblica amministrazione (10.00 -12.00; 17.00 - 19.00). Solo che alcuni mesi fa la norma fu spacciata per una grande innovazione; ora la si sopprime alla chetichella. Se fu un errore introdurla (come alcuni sostennero visto che costringeva ad una sostanziale reclusione le persone) sarebbe bello, trasparente e responsabile ammettere l'errore. Se di errore non si trattò, bhè allora cosa sta succedendo? Una controrivoluzione?