mercoledì 9 luglio 2008

Tremonti specula sulla crisi programmatica del PDL?

Per uno come me che aveva dichiarato di non voler votare per la coalizione di centro destra perchè poco liberale, l'esito delle urne doveva rappresentare un castigo divino: il popolo si era pronunciato, per fortuna chiaramente; la maggioranza, ampia, c'era in entrambi i rami del parlamento; il governo si avviava a varare fondamentali provvedimenti nelle prime settimane di vita. E se così fosse stato sarebbe stato un bene per i sostenitori del PDL e per gli sprovveduti come me, in ultima analisi per il paese nel suop complesso.
Cosa abbiamo sotto mano? Una polemica al calor bianco sul potere giudiziario, con provvedimenti che hanno un beneficiario identificabile per nome e cognome.
Un nuovo fronte aperto con l'Unione Europea, istituzione con la quale ci sentiamo a disagio visto che da anni ormai non ne siamo all'altezza, sulla questione immigrati e rom da schedare.
E a far da ciliegina sulla torta un ministro dell'economia che orgogliosamente non perde occasione per farsi paladino di visioni ed analisi che di liberale hanno ben poco. Di fronte ad un Governatore che con diligenza svolgeva il suo compitino circa gli effetti sui consumatori finali della traslazione di un'imposta, il super-ministro non ha resistito al fascino della posa da caudillo e ha dichiarato: "noi non condividiamo questa impostazione". Noi magari vorremmo sforzarci di condividere la sua, ma nostro malgrado non troviamo appigli logici per poterlo fare in piena coscienza. Ci troviamo quindi di fronte ad un ministro non tanto socialista, quanto piuttosto da destra sociale in salsa italiana. Un ministro che giunto al governo sull'onda dell'indignazione per la pressione fiscale alle stelle non sa fare di meglio se non varare un DPEF nel quale si programma un aumento della pressione fiscale stessa e che tanto per rendere credibile il programma battezza una nuova tassa che inciderà su di un settore, quello energetico, dove già forti sono le pressioni sui prezzi dei prodotti finali.
A questo punto credo che sia giunto il tempo di porre una domanda agli amici liberali che han virato a destra credendo di poter governare il fenomeno PDL; di dover accettare dei compromessi per realizzare le riforme liberali possibili, ecc, ecc.
A questi amici chiedo se il prezzo che per intero hanno già pagato in queste settimane è congruo rispetto a quello che di liberale si potrà cavare fuori da questa maggioranza. Sono davvero disposti, da liberali, ad accettare vilipendio delle istituzioni, del buon senso e del buon governo, nuove tasse e tutta la corte dei miracoli per andare dietro al mito delle "imminenti" riforme liberali?