giovedì 5 febbraio 2009

Decreto Eluana: attentato alla vita delle istituzioni liberali

Circola in queste ore la voce che il Governo stia pensando di emanare un decreto legge per impedire che la sentenza della Cassazione a proposito del caso Eluana possa produrre i suoi effetti. Si traterebbe, nel caso si passasse dalle parole ai fatti, di un attentato alla vita delle istituzioni liberali nel nostro paese, un primo passo verso la repubblica degli ayatollha all'amatriciana.
Chi scrive ritiene che un segno evidente dell'arretratezza di questo nosro paese sia rappresentato dall'assenza di una legge che tuteli la volontà dell'individuo anche in circostanze estreme.
La questione però è differente, perchè, come più volte illustrato e sottolineato dal padre di Eluana, in questo caso c'è una lunga trafila di passaggi nei tribunali della Repubblica. E alla fine di questi lunghi ed estenuanti passaggi vi è una sentenza della suprema corte che riconosce un diritto e sancisce un principio.
I decreti nel nostro ordinamento si possono emanare solo in circostanze eccezionali di comprovata necessità e urgenza. Quali sono queste circostanze, tali da giustificare che il Governo esautori il Parlamento su una questione di natura etica? E perchè mai il Parlamento dovrebbe essere costretto a deliberare su una questione così importante nel termine implicitamente definito dalla vigenza del decreto prima di decadere? E perchè, più in generale, il Parlamento dovrebbe legiferare su questioni etiche senza garantire la massima libertà ai singoli individui?
Se il Governo ritiene che in maeria ci sia un vuoto legislativo, una legge dello Stato (n. 400 del 1988) lo autorizza a intervenire attraverso la produzione di un Regolamento. Se il Governo non intende procedere per questa via vuol dire che implicitamente riconosce che le norme del nostro sistema sono in grado, pur in maniera farraginosa, di tutelare la volontà di Eluana. Un intervento avente forza di legge in materia rappresenterebbe un intervento contro la volontà e i diritti di un singolo cittadino, cosa abominevole per uno Stato moderno.
PS: mi spiace che una questione individuale debba assurgere al ruolo di bandiera e di simbolo. Per quel che può valere, esprimo la mia solidarietà umana nei confronti della famiglia di Eluana.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Dissento in toto dal tuo ragionamento.
In primo luogo la decretazione d'urgenza nel caso in questione è giustificata perché è ovvio che i pressuposti per l'emanazione di un decreto sussistono: la necessità e l'urgenza sono determinati dall'impellente attuazione di una sentenza puramente creativa di diritto, posto che la grave lacuna che esiste in materia di fatto ha creato una forzatura interpretativa delle norme in vigore che addirittura cozza contro l'art.570 c.p.
D'altra parte ti faccio notare che l'indirizzo politico è prerogativa del governo e non del presidente della repubblica. Il che significa che il governo è legittimato dai cittadini a esprimere anche posizioni etiche che siano conformi agli ideali politici di chi ha dato al governo - per mezzo del parlamento - la sua fiducia. Da questo punto di vista, il governo ha proceduto bene e il Quirinale ha utilizzato l'art. 77 Cost. per esprimere un mero parere politico, che nulla ha a che vedere con il garantismo costituzionale di cui si fa portavoce.
D'altro lato, è anche da tenere presente che in verità non esiste da nessuna parte alcuna manifestazione di volontà certa e univoca, dichiarata su un documento formale, circa il pensiero di Eluana riguardo l'eutanasia e la sua volontà di essere soppressa se le fosse capitato quel che poi le è capitato. Tutt'altro, finora esistono solo le dichiarazioni della famiglia alle quali non si può nemmeno dare la dignità di indizio... Figuriamoci di prova!
Il fatto è che qui si vuole necessariamente introdurre l'istituto dell'eutanasia, la quale peraltro pressuppone la volontà del destinario della pratica alla soppressione. Cosa che - ripeto - manca del tutto nel caso di Eluana Englaro. Ed è certo che il padre, nonostante possa essere definito il suo curatore, non può prendere decisioni simili in nome e per conto della figlia.
E certo non puoi farmi il discorso contrario: e cioè che se non può il padre, ancor meno può lo Stato. Infatti, dobbiamo tener presente che la nostra Costituzione tutela la vita e l'integrità fisica anche dei menomati e di coloro che non possono concretamente diffenderla e tutelarla. Da questo punto di vista, l'unica autorità che può legittimamente intervenire per l'osservanza di questo supremo principio è proprio lo Stato, e dunque il governo. D'altro canto, se riesamini bene la situazione e paragoni le giustificazioni del colle che parla di tutela della Costituzione all'atto del rifiuto alla firma del decreto, pare evidente la grossolaneria delle ragioni. In un bilanciamento dei diritti costituzionalmente protetti - da una parte il diritto alla vita e dall'altra la corretta procedura legislativa disciplinata dagli artt. 70 e ss. della Costituzione - indubbiamente prevale il primo... a maggior ragione in un contesto in cui la decretazione d'urgenza è stata fatta in modo del tutto ineccepibile.
Semmai, se una critica deve essere mossa in questa vicenda, essa riguarda la tardività con la quale si sta procedendo al colmare una così grave lacuna come l'assenza di una legge sul testamento biologico. Fosse stata fatta per tempo, probabilmente oggi non ci sarebbe un caso "Englaro".
Infine, una considerazione: nessuno è padrone della vita di qualcun altro. Né Peppino Englaro, né i medici che stanno uccidendo la ragazza, peraltro con una pratica davvero barbara. Facendola morire di fame e di sete. Neanche agli animali si pratica una simile morte...

Anonimo ha detto...

Caro amico, quale sia la tua posizione si evince chiaramente dal tuo commento. Si tratta di una posizione chiara e legittima. Tuttavia non ne condivido nemmeno un'acca. Torno a ripetere che le questioni etiche dovrebbero restare fuori dalla politica. Una concezione formalistica della democrazia porta a dire, come mi pare che tu faccia in un passaggio, che gli eletti possono tutto in quanto legittimati dagli elettori. Questa regola non può valere sempre e comunque altrimenti si arriva alla dittatura di una maggioranza di deputati (la maggioranza del paese potrebbe essere cosa differente) e nessuno mi venga a dire che ci sia qualcosa di liberale in tutto ciò.

Anonimo ha detto...

Naturalmente il decreto legge è incostituzionale. E' incostituzionale perché non è erga omnes ma ad personam, ossia studiato solo per il caso di Eluana Englaro. Il fatto che è ad personam fa inoltre decadere i requisiti di necessità e urgenza: per l'Italia non è necessario né urgente accanirsi terapeuticamente sul corpo di una persona che, da sola, non potrebbe continuare ad avere nemmeno quei pochi stimoli elettrici che ancora ha.

Poi, perché tramite un decreto legge il presidente del consiglio crede di poter annullare una sentenza di una Corte di Cassazione, cosa espressamente vietata dalla Costituzione italiana in quanto negherebbe il principio, che discende guardate un po' proprio da Tocqueville il pensatore (non l'aggregatore di blog), della divisione dei poteri in: giudiziario, legislativo, esecutivo.

Oh, centra poco, ma l'accanimento terapeutico è vietato anche dal catechismo della religione cattolica, al punto 2278.